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Cecilio e Pietro Dolci

Cecilio e Pietro Dolci, fratelli partigiani

Sulla data di nascita di Cecilio Dolci le fonti non concordano, 21 o 22 luglio 1922. Suo fratello Pietro Dolci, invece, nasce a Lambrate il 30 gennaio 1925.

Il primo abita in via Bazzini al numero 12, non lontano dall’odierna fermata della metro Piola. Il più piccolo dei due fratelli vive probabilmente con i genitori Luigi e Assunta in piazza San Materno, in zona Casoretto.

Di professione meccanici, sono impegnati attivamente nella Resistenza. Nel settembre 1943, infatti, entrambi entrano a far parte della 110a Brigata Garibaldi, come si legge nelle loro Schede redatte dall’ANPI subito dopo la guerra.

Ma com’era Milano nel 1943? Facciamo un salto indietro nel tempo, grazie alla ricostruzione dello storico Luigi Borgomaneri: 

«L’angoscia grava sulla città come la sua proverbiale nebbia. Le forniture di gas e energia elettrica sono limitate a alcune ore della giornata, la gente va a dormire al buio e al freddo con l’incubo dei bombardamenti: una valigia ai piedi del letto e la torcia elettrica a dinamo sul comodino, per essere pronti al primo allarme a precipitarsi nelle cantine trasformate in malsicuri rifugi antiaerei. C’è poco da mangiare: a chi possiede una tessera annonaria, in ottobre, sono stati distribuiti un chilo di patate, 100 gr. di fagioli, 50 gr. di salumi, 80 gr. di carne suina, un decilitro di olio, 200 gr. di burro e 100 gr. di grasso di maiale. Riso e pasta si aggirano attorno al chilo, di carne di manzo neanche a parlarne, la verdura è introvabile. Una saponetta da bagno da 100 gr. deve durare due mesi e tra poco sparirà dal mercato. Per chi fuma la razione giornaliera è di tre sigarette».

L’8 settembre e l’inizio della Resistenza dei fratelli Dolci

L’armistizio dell’8 settembre segna l’inizio della Resistenza. Nel contesto urbano milanese, l’avvio della lotta passa per la costituzione di piccoli gruppi armati impegnati in attentati contro nazisti e fascisti

Sul finire di ottobre gli attacchi si susseguono nel nostro quartiere e nei dintorni. Il 29 ottobre Oreste Ghirotti, partigiano che vive e lavora in via Venini, organizza un attacco al caffè Cavallino bianco, situato proprio in via Venini e frequentato da nazisti e fascisti. Nello stesso giorno, in via Settembrini vengono uccisi un militare tedesco e un fascista. Nei primi giorni di novembre partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) uccidono un graduato a Porta Venezia, quattro ufficiali nazisti in piazza Argentina e uno in via Pitteri. Inoltre, diversi attentati prendono di mira pubblici esercizi e la stazione Centrale.

In questo scenario, la risposta dei nazifascisti non tarda ad arrivare. Dopo l’ennesima uccisione di un ufficiale nazista in corso Buenos Aires e di uno squadrista a Lambrate, il 12 novembre 1943 entra in vigore un’ordinanza prefettizia che stabilisce «l’anticipazione del coprifuoco alle ore 20, la chiusura fino al giorno 21 di tutti i locali pubblici, tranne i ristoranti, e la sospensione di tutte le riunioni culturali, di svago e sportive, minacciando la fucilazione sul posto per chi verrà sorpreso a circolare senza autorizzazione».

L’arresto e la deportazione di Cecilio e Pietro Dolci

Il giorno dell’entrata in vigore dell’ordinanza è anche quello dell’arresto dei fratelli Dolci. Pietro e Cecilio vengono catturati, probabilmente insieme, nel corso di un’azione di propaganda delle Squadre di Azione Patriottica (SAP).4

Qualche mese dopo l’arresto, Pietro e Cecilio vengono deportati: sul convoglio che li trasporta c’è anche un altro abitante del nostro quartiere, Giuseppe Ceccatelli. Il treno arriva a Mauthausen il 21 febbraio 1944. All’ingresso del lager, Cecilio e Pietro Dolci sono dichiarati “Schutz” (abbreviazione di Schutzhäftlinge), ovvero “deportati per motivi di sicurezza”: così i nazisti denominano i deportati per motivi politici.

Cecilio muore il 4 marzo 1945, Pietro poche settimane dopo, il 13 aprile.