Salvatore Principato nasce il 29 aprile del 1892 a Piazza Armerina, in provincia di Enna, una città sensibile alle istanze socialiste di fine Ottocento. Avvolto in quel clima, i suoi ideali prendono forma già in giovane età: tra il novembre e il dicembre 1911, appena diciannovenne, Salvatore è coinvolto in un processo per una protesta popolare contro il monopolio di una locale impresa di trasporti. Sarà assolto.
Salvatore Principato si diploma e, nel 1913, si trasferisce a Milano dove insegna al Collegio privato Tommaseo di Vimercate, poi alle scuole comunali; ben presto, è però costretto ad abbandonare il lavoro poiché viene chiamato alle armi. Dopo l’esperienza in guerra, nel Carso, Salvatore riprende l’insegnamento, prima a Vimercate, poi a Milano alla scuola di via Comasina, e in successione alla Giulio Romano, alla Tito Speri e alla Leonardo da Vinci.
A Milano, Salvatore Principato inizia a frequentare gli ambienti socialisti e, da subito, contrasta il nascente fascismo. Nei primi anni Trenta figura, con l’appellativo di “Socrate”, nelle relazioni dell’ispettore generale di Pubblica Sicurezza milanese. Quest’ultimo, lo indica tra i principali referenti milanesi del movimento di Giustizia e Libertà e della concentrazione antifascista di Parigi.
“Socrate” è attivo soprattutto nella gestione della stampa clandestina. È in contatto con Carlo Rosselli e con Rodolfo Morandi e, nell’aprile 1931, è tra gli artefici della fuga di Giuseppe Faravelli in Svizzera. Arrestato il 19 marzo 1933, Principato è deferito al Tribunale speciale nell’ambito di un’operazione di polizia molto vasta, che coinvolge i componenti milanesi e genovesi del movimento di Giustizia e Libertà. Dopo più tre mesi di carcere viene rilasciato e, da allora, diventa un sorvegliato speciale dell’O.V.R.A. Ricomincia a insegnare alla scuola Leonardo da Vinci, ma non può farlo nelle scuole serali in quanto non è iscritto al PNF.
Nell’ottobre 1942, Salvatore Principato è tra i fondatori del Movimento di Unità Proletaria. Negli anni della guerra, terminata l’esperienza del M.U.P., diventa uno dei punti di riferimento del Partito Socialista di Unità Proletaria a Milano: in via Cusani 10 (non lontano da quella che oggi è la fermata della metro Cairoli) gestisce lo smistamento della propaganda antifascista. Fa parte della 33° Brigata Matteotti, è nel secondo e nel terzo comitato antifascista di Porta Venezia e nel Comitato di Liberazione Nazionale della Scuola. Tra i suoi più stretti collaboratori, negli ultimi tempi, figura anche Eraldo Soncini, che con lui troverà la morte in piazzale Loreto.
L’8 luglio del 1944, forse tradito da un dipendente, Salvatore Principato viene arrestato dalle SS in via Cusani. Imprigionato nel carcere di Monza, è torturato dalla polizia nazifascista, che arriva a rompergli un braccio. Ai primi di agosto viene trasferito a Milano, nel carcere di San Vittore. Fucilato in piazzale Loreto, è il più anziano dei 15 martiri della strage del 10 agosto 1944.
La moglie, Marcella Chiorri, e la figlia, Concettina, proseguiranno il lavoro iniziato da Salvatore fino alla Liberazione.
