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Lapide via Padova 61

In memoria di: Guido Anelli, Luigi Bosatelli, Ercole Bazzoni, Gianfranco Bruni, Cecilio Dolci, Pietro Dolci, Giovanni Ferrari, Angelo Fiocchi, Luigi Guaraldi, Venerino Mantovani, Ezio Marchesi, Orazio Maron, Beniamino Milani, Ettore Mozzi, Roberto Pollastri, Dante Pozzoli, Fernando Soragna, Osvaldo Scarani, Libero Temolo, Dante Villa, Oliviero Volpones, Michele Cuciniello, Domenico Cuciniello

Lapide via Padova 61

Guido Anelli (1927-1945)

Nasce a Milano nel 1927. Partigiano della 110, Brigata Garibaldi SAP “Beppe Ottolenghi”, al rientro da un’azione di propaganda in un cinema milanese, la sera del 1° gennaio 1945 incappa in un posto di blocco (o in una ronda) di brigatisti neri della compagnia Aldo Sette e viene ucciso nei pressi della sede fascista.

Mario Meola, imputato in qualità di comandante del Presidio Brigate Nere di Crescenzago, venne condannato nel 1947 a trent’anni di reclusione.

Luigi Bosatelli (1924-1945)

Nasce a Milano il 18 dicembre 1924 e muore il 27 febbraio 1945.

Apparteneva alla 77a brigata Garibaldi. Cadde in combattimento in località non nota.

Ercole Bazzoni (1896-1945)

Operaio meccanico alla Breda di Sesto San Giovanni, Ercole Bazzoni abita in via Porpora 43.

Antifascista di vecchia data, nel 1939 viene condannato dal Tribunale Speciale a 15 anni di carcere, che sconta prima a Pianosa (LI) poi a Saluzzo (CN).

Il 28 marzo del 1945 i partigiani, guidati da Antonio Ferrari, riescono a far uscire dal carcere un gran numero di prigionieri politici, fra cui Ercole Bazzoni. In seguito a una delazione, però, viene scoperto e trucidato insieme ad altre sei persone. È il 21 aprile del 1945, il giorno del suo 49° compleanno.

Cecilio (1922-1945) e Pietro Dolci (1925-1945)

Di professione meccanici, i due fratelli sono impegnati attivamente nella Resistenza. Nel settembre 1943, infatti, entrambi entrano a far parte della 110a Brigata Garibaldi, come si legge nelle loro Schede redatte dall’ANPI subito dopo la guerra.

Il primo abita in via Bazzini al numero 12, non lontano dall’odierna fermata della metro Piola. Il più piccolo dei due fratelli vive probabilmente con i genitori in piazza San Materno, in zona Casoretto.

Saranno arresti insieme e deportati.

Giovanni Ferrari (1926-1944)

Giovanni Ferrari nasce a Milano il 18 dicembre del 1926. Sua madre, Argenide, gli dà il suo cognome e la paternità resta sconosciuta. I due abitano in viale Monza, al numero 36.

Giovanni si unisce alla Resistenza e muore in combattimento a Introbio (LC) il 12 ottobre del 1944. Al momento della morte non ancora compiuto 19 anni.

Angelo Fiocchi (1911-1945)

Angelo Fiocchi nasce a Lambrate il 15 ottobre 1911, primo di quattro figli di una famiglia operaia.

Fattorino all’Alfa Romeo, partecipa all’organizzazione dello sciopero generale del 1° marzo 1944 distribuendo volantini all’interno dell’azienda (protesta che durerà ben otto giorni, bloccando le più grandi fabbriche del Nord).

Informato del fatto che il suo nome era stato segnalato alla polizia politica, sceglie di aggregarsi alle formazioni partigiane di montagna, ma la notte prima della partenza viene arrestato, condotto a San Vittore e poi a Fossoli. Riesce a buttare dal convoglio un biglietto con la fede nuziale che, trovato fortunosamente da un ferroviere, viene recapitato alla famiglia.

Arriva a Mauthausen l’11 marzo 1944 con il convoglio 32, partito l’8 marzo 1944 da Firenze e transitato per Fossoli. Il 26 marzo dello stesso anno viene trasferito a Ebensee dove è costretto a scavare gallerie nella montagna destinate all’installazione di impianti industriali da sottrarre alla minaccia di bombardamenti aerei.

Muore il 7 aprile 1945, solo un mese prima della liberazione del campo.

Luigi Guaraldi ed Ettore Mozzi (1925-1945)

Entrambi nati a Milano nel 1925 , Luigi Guaraldi ed Ettore Mozzi vengono uccisi il 28 marzo 1945 nel corso di una manifestazione organizzata dagli operai delle officine Magnaghi. Due sono le versioni dell’accaduto: la prima vuole che Militi della Brigata nera Resega e della GNR individuarono tra i dimostranti due patrioti della SAP e li uccisero, lasciandoli poi sulla piazza.

La seconda, più probabile, è che Luigi Guaraldi ed Ettore Mozzi siano stati vittime della sparatoria aperta contro i dimostranti. A supporto di questa tesi, la testimonianza di Carlo Piazza, comandante della 130ª Brigata SAP, che non menziona caduti sappisti al comizio.

Anche in piazza Governo Provvisorio, più precisamente al civico numero 7, esiste una lapide che li ricorda; a questa se ne aggiunge un’altra in via Rovetta, 14.

Venerino Mantovani (1902-1945)

Nato ad Ariano Polesine (RO) il 5 gennaio 1902, Venerino Mantovani fa parte dei Gap milanesi insieme al padre Rottilio e al fratello Validio.

Viene fucilato al Campo Giuriati, a Milano, il 2 febbraio 1945 con Luigi Campegi, Franco Mandelli, Vittorio Resti e Oliviero Volpones. Quest’ultimo è anche lui ricordato nella lapide collettiva di via Padova 61.

Ezio Marchesi (1924-1945)

Nato a Milano l’8 agosto 1924, Ezio Marchesi lavora come disegnatore meccanico e abita in via Lulli 32.

Viene arrestato a Milano il 4 marzo 1944, probabilmente in seguito agli scioperi che animarono le fabbriche milanesi in quei giorni. Incarcerato a San Vittore, viene deportato a Fossoli e da lì inviato a Mauthausen dove gli viene dato il numero di matricola 61682.

Viene trasferito nel sottocampo di Gusen, in cui trova la morte il 18 aprile 1945.

Orazio Maron (1928-1945)

Orazio Maron nasce a Milano il 26 maggio 1928.

Impiegato all’ATM, lavora all’Officina Teodosio come suo padre e abita in via Marco Aurelio al civico 8.

Partigiano della 10a brigata Matteotti Sap, il 6 gennaio 1945 viene arrestato dalla Squadra Azzurra mentre trasportava materiale clandestino insieme a Giuseppe Bodra, Tullio Di Parti e Carlo Tonissi .

Il giorno dopo viene fucilato a soli 16 anni insieme ai compagni, ragazzi della sua età, in via Botticelli, dove è ricordato in una lapide.

Beniamino Miliani (1923-1945)

Beniamino Miliani (sulla lapide è riportato il cognome “Milani”) nasce a in provincia di Forlì il 21 aprile 1923.

Partigiano, all’alba del 18 febbraio 1945 viene catturato dai nazifascisti insieme ad altri compagni. L’episodio avviene in provincia di Imperia.

Roberto Pollastri (1905-1944)

Roberto Pollastri nasce a Milano il 10 novembre 1945 e lavora come cesellatore. Abita in via Lulli 28, come si legge nella sua scheda biografica.

La sua storia di resistenza inizia già nell’aprile 1938 quando viene condannato dal Tribunale Speciale a 18 anni di reclusione.

Nel maggio 1944, viene deportato a Mauthausen dove gli viene assegnato il numero di matricola 76523).

Muore nel sottocampo di Gusen il 16 dicembre 1944.

Fernado Soragna (1922-1944)

Fernando Soragna nasce il 19 settembre 1922 a Vialdana, in provincia di Cremona. Trasferitosi a Milano, abitava poco lontano dalla lapide che lo ricorda: in via Padova 66.

Si unisce alla 112esima brigata Garibaldi Sap, una decisione che gli costerà la vita. Viene, infatti, fucilato il 29 settembre 1944 a soli 22 anni davanti alla chiesa di Assago. Con lui vengono uccisi altri sei compagni.

Osvaldo Scarani (1925-1944)

Osvaldo Scarani nasce a Milano il 3 maggio 1925. Dipendente della Falck di Sesto San Giovanni, abita in via Padova al numero 2.

 

Muore il 16 ottobre 1944 in località Rottofreno-Villa Borghesa (PC) durante un’azione condotta contro una colonna militare tedesca. Tre partigiani restano uccisi nel combattimento mentre gli altri quattro, soltanto feriti, vengono lasciati dai soldati nazifascisti in custodia ai componenti di un reparto delle Brigate Nere fasciste che però li trucidano barbaramente presso la Cascina Borghesa.

Insieme ad Osvaldo Scarani cadono così anche Emilio Acerbi di Brugherio (MI), Dino Diaferia di San Severo (FG), Alcide Ferro di Sarmato (PC), Agostino Mazzocchi di Stradella (PV), Dante Nanni di Carmignano (BO) e Angelo Valpi di Zavattarello (PV).

Libero Temolo (1906-1944)

Libero Temolo è uno dei 15 di piazzale Loreto.

Nato ad Arzignano (VI) il 31 ottobre 1906, negli anni ’30 si trasferisce a Milano dove riesce a trovare lavoro, prima come assicuratore e poi come operaio alla Pirelli. In fabbrica, prende contatto con l’organizzazione comunista clandestina e si impegna nell’organizzazione delle Squadre di Azione Patriottica.

Probabilmente in seguito a una delazione, viene prelevato in fabbrica dai fascisti nell’aprile del 1944. Viene portato nel carcere di San Vittore, poi fucilato in piazzale Loreto il 10 agosto 1944.

Per saperne di più sulla sua storia è possibile ascoltare il podcast di Radio Nolo a lui dedicato.

Dante Villa (1922-1945)

Dante Villa nasce il 2 luglio 1922 e abita in via Padova 100 come racconta la scheda biografica del Comitato Provinciale ANPI di Milano . Lavora come operaio alla Innocenti di Lambrate con la qualifica di fonditore.

Il 1° marzo del 1944 sceglie di aderire allo sciopero generale indetto dal Comitato di Liberazione, protesta che proseguirà per otto giorni, paralizzando la città. Il 10 marzo le SS entrano nello stabilimento di Lambrate e arrestano 15 operai, tra cui Dante Villa.

Condotto a San Vittore, viene poi deportato a Mauthausen dove morirà il 22 aprile del 1945.

Oliviero Volpones (1905-1945)

Nato a Milano il 3 giugno 1905, Oliviero Volpones abita via Porpora 16 e lavora come operaio alla Magnaghi di Turro.

Milita nella Terza brigata GAP Garibaldi. Muore a Milano (campo Giuriati) il 2 febbraio 1945.

Michele (1926-1945) e Domenico Cuciniello (1929-1945)

Michele Cuciniello nasce a Milano il 25 novembre 1926, mentre suo fratello Domenico il 7 settembre 1929.

Sono figli di Maria Elena Prestinari, vedova Cuciniello, insegnante alla scuola femminile Caterina da Siena di viale Lombardia, socialista attiva nella Resistenza.

Orfano di un avvocato social riformista, Michele si era in un primo tempo rifugiato a Varese dove aveva trovato sistemazione presso un nipote del vecchio onorevole socialista Belelli. Torna poi a Milano, dove sarà uno dei primi caduti sulle barricate il 25 aprile. Il suo discorso funebre fu tenuto da Sandro Pertini.

Domenico è ancora studente quando muore, il 26 aprile 1945, “per snidare un gruppo di fascisti che si difendeva sparando dall’interno di una caserma a Porta Garibaldi”.