Sembra non lontana l’apertura del cantiere di costruzione del museo nazionale della Resistenza qui, a Milano. Un evento molto importante, che vorremmo provocasse da subito un grande dibattito, esteso il più possibile a tutti e tutte coloro che qui abitano. Un dibattito non formale sul senso e la necessità della memoria e della conoscenza della storia per ispirare sogni, desideri, progetti di futuro: l’Anpi che contribuiamo a costruire nella nostra sezione, infatti, si dichiara impegnata per la pace, per l’uguaglianza, per il femminismo, per l’ecologismo, per la solidarietà, per l’accoglienza, per la libertà.
E mentre ci auguriamo che si risolvano al meglio i problemi di conservazione di beni ambientali o storici coinvolti dal cantiere, un rammarico vogliamo esprimerlo domandandoci perché costruire un altro edificio mentre tutta Italia prende atto che occorre frenare il consumo di suolo (la tragedia emiliano-romagnola insegna) per giunta in questa città che spreca tanti edifici esistenti e inutilizzati, lasciandoli morire o cedendoli a usi privati così favorendo la speculazione edilizia e il caro-affitti e acquisti.
In ballo ci sono, appunto, uguaglianza, ambientalismo, accoglienza e altro ancora. Ma dal nostro punto di vista in ballo è anche una sorta di cancellazione della memoria: esistono tanti edifici industriali dismessi, quelle fabbriche, quei capannoni che, oltre a raccontare l’atmosfera storica di questa città, ricordano anche dove, e per opera di chi soprattutto è nata la Resistenza. Edifici che ricordano gli scioperi del 1944, gli operai e le operaie, il loro lavoro, le loro abitazioni, le loro strade. La memoria non sta tutta nei reperti museali, è memoria l’architettura, è memoria un’atmosfera.
Il valore che diamo alla memoria per sognare il futuro farà sì che ci affezioneremo al museo che sta nascendo. Speriamo però che occasioni come questa per rivivere una Milano antica e rinnovata non si sprechino più.